La donna dell’autobus

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Lampi di vita

Le porte dell’autobus si aprono al caldo rovente dell’asfalto.

Un bimbo sale faticosamente sospinto da una mano appesantita dalle buste della spesa. Subito dopo appare una donna, intenta a tirare su un secondo bambino.

Le porte si chiudono e l’autobus riparte con un sobbalzo che costringe la donna ad un passo indietro ed a un difficile recupero dell’equilibrio.

Con entrambe le mani, rosse dallo sforzo e dalla calura, regge pesanti buste della spesa.

Dai pantaloni bianchi, fino al ginocchio, penzola a un fianco una cinta rosa, liberatasi del suo passante. Una canottiera celeste, macchiata sul davanti di gocce di sudore, circonda il busto. Il collo, arrossato e sudato dal caldo, sostiene un viso accaldato senza trucco. Sulla fronte pende un ciuffo di capelli che sfiorano gli occhi, che la donna cerca più volte di sistemare con il dorso della mano, ma il gesto è vanificato dalla pesantezza delle buste e dal traballare del mezzo.

Con uno strattone del braccio richiama all’ordine uno dei bambini intenti a raccogliere un pezzetto di pizza caduto in terra, dopo aver strusciato su tutti i corrimano dell’autobus.

Il pianto del bambino richiama l’attenzione dell’altro bambino che, appeso anch’esso al braccio della mamma, era incantato a guardare lo svicolare delle strade e delle automobili.

A passi incerti raggiungono il centro dell’autobus.

Con uno sbuffo si aprono le porte. Uno dei bambini si stacca e trotterellando si porta sul marciapiede intimato dalla mamma, che nel frattempo trascina dietro l’altro bambino che ancora piange e batte i piedi.

Quando anche l’ultima busta è fuori dall’autobus, si chiudono le porte ed ognuno riparte per la propria impresa quotidiana.


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