Il Signor P ha smesso di correre

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Lampi di vita

Il tintinnio continuo della collanina che batteva sul suo torace gli dava il tempo.

I piedi continuavano a battere sul terreno, sempre più svelti, come se fosse il terreno a spostarsi.

Man mano che correva sentiva il suo respiro nelle orecchie: è strano come in queste occasioni si senta il proprio corpo, la sua forza, i suoi limiti.

Attorno a se vedeva la gente passeggiare che, improvvisamente, sentendolo dietro, si fermava e si girava e lui passava più veloce che mai.

Dietro di lui lasciava gli alberi disposti in fila, le siepi basse e le isolate panchine avvolte dalle persone in cerca di una ultima carezza di sole.

Lo sguardo dritto davanti a lui, si concedeva brevi pause ad ammirare il paesaggio che lo circondava, questa strana isola di verde circondata dai palazzi in lontananza. Il sole ora batteva contro un palazzo, accendendo di fuoco le finestre a specchio.

A tratti sentiva il sudore contro il suo torace e la sua schiena, spinto dalle fugaci raffiche di vento freddo di questo tramonto e allora un leggera smorfia gli strizzava gli occhi. Uno sguardo fugace all’orologio, ma non gli riuscì di capire quanto tempo fosse passato. In fondo non importava, stava bene, stava arrivando al suo traguardo. Ormai mancava poco all’arrivo. Anche questa volta ce l’aveva fatta.

Era partito stanco e annoiato, quasi forzandosi si era deciso ad iniziare la corsa. Ma ora questo suo sforzo era ripagato. Le gambe, le braccia, la mascella, il collo, le spalle, nulla potevano contro la sua forza di volontà, ormai unica a spingere i suoi piedi avanti.

Ecco superato un altro.  Ecco laggiù, ormai c’era, stava vincendo, vincendo contro la fatica, vincendo contro tutto e tutti, contro chi lo aveva disprezzato, contro chi lo aveva lasciato, contro la natura aspra, avrebbe dimostrato quanto era forte la sua volontà, avrebbe dimostrato che lui era diverso da tutti gli altri, avrebbe dimostrato agli altri quanto valeva.

Mancavano soltanto pochi centinaia di metri e ormai il suo sguardo era dritto e fisso al traguardo… si, avrebbe dimostrato quanto valeva.

Ma improvvisamente il suo passo rallenta, le braccia scendono, si ferma, si piega in avanti appoggiandosi con le mani sulle cosce, lo sguardo a terra, le gocce di sudore gli corrono lungo la fronte e cadono a terra, un profondo respiro e una fragorosa risata risuona tutto attorno.

Alza lo sguardo verso il suo arrivo lontano un centinaio di metri e la risata si fa ancora più forte. Lascia cadere all’indietro la testa inarcando la schiena e poggiando le mani sui reni, il suo viso è acceso dal sorriso, il torace si solleva a ritmo delle risate. Guarda ancora una volta l’arrivo, poi, scuotendo la testa si avvia con passo disteso e calmo verso il lato della strada.

Il Signor P ha smesso di correre.


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